Che cosa si intende per open internet

Se si seguono i resoconti della stampa o le notizie specifiche del ramo delle telecomunicazioni, non sembrerebbe esserci alcuna controversia su un "Internet aperto", in realtà, se ci si addentra nella questione, si percepisce come questo tema sia uno dei più controversi nel settore. A cercare di mettere ordine è intervenuta la FCC, Federal Communications Commission, un regolatore degli Stati Uniti che, nell’ormai lontano 2015, ha posto in vigore un provvedimento volto a preservare la natura libera di internet.

Cosa significa open internet?

Sebbene possano esserci diverse interpretazioni sul significato del termine "open", il punto focale su cui ci si concentra è quello volto a impedire ai vari ISP d’interferire nella fruizione di contenuti o dati da parte del consumatore finale. Naturalmente vengono presi in considerazioni sia gli operatori fissi sia i mobili che, nell’erogazione dei loro servizi, devono imprescindibilmente attenersi a 3 linee guida stringenti:

  • No blocking: In alcun modo potranno impedire l’accesso a contenuti legali o procedere al ban o blocco di determinati dispositivi o servizi per propria iniziativa, come i social robot.

  • No Throttling: In alcun modo potranno intenzionalmente applicare filtri o CAP volti al degradamento della qualità della connessione.

  • No Paid Prioritization: La prioritizzazione di specifici contenuti o servizi dovrà essere eliminata insieme al favoreggiamento di un peculiare traffico internet.

La situazione oggi

Durante il mese di giugno sono terminate le consultazioni con cui il BEREC, Body of European Regulators for Electronic Communications, ha tracciato la via da seguire per poter rendere la direttiva europea sull’open internet un esempio globale da applicare. Le linee guida riguardo l’open internet sono state oggetto di revisione e aggiornamento per la stipula di una normativa finale che tutelasse i diritti dei consumatori e mantenesse i rapporti tra le Autorità Nazionali di Regolamentazione e i fornitori dei servizi internet. Particolare attenzione è stata riservata all’articolo 3 che disciplina la necessità di un internet aperto ed è stato stabilito che: gli ISP non possono premeditatamente applicare CAP o limitazioni di un contenuto o servizio specifico, pena la violazione dei diritti dei fruitori; la modulazione del servizio internet in alcuni suoi parametri principali, come la velocità, la latenza, la perdita dei pacchetti, non può mai esercitarsi se il suo utilizzo coincide con l’impossibilità del fruitore di accedere a internet e che potranno essere impiegati dagli ISP i cosiddetti "servizi specializzati" volti a ottimizzare la fruizione di un contenuto o servizio da parte del cliente, comunque non hanno nulla a che fare con quelli necessari per l’accesso a internet.

Conclusione

Sebbene si possa pensare che tali tematiche vadano a tangere solamente i grandi organismi ed enti, in realtà vanno a incidere proprio nella vita di ogni singolo consumatore. Ricordiamo che nel 2011 l’ONU ha ufficialmente dichiarato internet come un diritto civile di ognuno, quindi, poterne godere senza alcuna limitazione di sorta, è sicuramente un passo avanti verso una più diffusa democraticità.